Gli esperti consigliano la forestoterapia: immergersi nei boschi trasforma mente e benessere

Gli esperti consigliano la forestoterapia: immergersi nei boschi trasforma mente e benessere

Franco Vallesi

Novembre 30, 2025

Sul bordo di un sentiero umido un gruppo di persone accende un piccolo fuoco con due pezzi di legno, mentre un operatore annota il tempo di reazione di uno dei partecipanti. Non è una gita ricreativa: è una sessione di terapia che sfrutta il contatto con gli alberi per intervenire sul benessere mentale. In molte esperienze cliniche la scena si ripete, tra il rumore delle foglie e l’odore della resina, e chi assiste nota come cambino i ritmi, la concentrazione e il tono emotivo.

Un dettaglio che molti sottovalutano è la semplicità degli strumenti usati: bastano una foresta accessibile e personale formato per ottenere risultati concreti, senza ricorrere subito a farmaci o a strutture ospedaliere.

Una pratica antica che torna in voga

La definizione giapponese di Shinrin-yoku traduce in pratica l’idea del bagno nella foresta: stare immersi nella natura per ridurre stress e tensione. Lo suggerivano già gli antichi, ma oggi il concetto viene riletta in ambito sanitario e psicologico: medici e psicologi prescrivono passeggiate controllate come complemento alle cure tradizionali. Le ragioni non sono solo emotive. Diversi studi recenti mostrano che l’esposizione prolungata a un ambiente boschivo riduce indicatori fisiologici di stress e facilita processi di regolazione dell’umore.

In pratica, camminare in un bosco favorisce una maggiore apertura relazionale e crea un contesto positivo sia per i pazienti sia per gli operatori. Non si tratta esclusivamente di attività fisica: sono previste esercitazioni mirate, come riconoscere piante, osservare comportamenti animali e utilizzare materiali naturali per costruire piccoli ripari. L’approccio integra elementi di terapia occupazionale con l’osservazione ambientale, offrendo attività a basso rischio e alto coinvolgimento.

Un aspetto che sfugge a chi vive in città è il potere delle routine semplici: accendere un fuoco con materiale naturale, riconoscere frutti e bacche commestibili o praticare la fotografia naturalistica diventano strumenti terapeutici concreti. Questo approccio ricuce la distanza fra ambiente e cura, riducendo la percezione clinica dello spazio terapeutico.

Gli esperti consigliano la forestoterapia: immergersi nei boschi trasforma mente e benessere
Un bambino medita in un prato, simboleggiando la forestoterapia per il benessere mentale. – uchimura.it

Come funzionano i programmi: il modello scozzese e le applicazioni in Italia

Dal 2007 in Scozia la Forestry Commission Scotland ha messo a punto un programma che usa il patrimonio boschivo per potenziare trattamenti sanitari, in particolare per persone con disabilità intellettiva e relazionale. Sotto la guida del dott. Kevin Lafferty sono nati oltre 200 corsi in nove contee: il modello prevede dodici sessioni settimanali, ciascuna di tre ore, condotte da guide formate per offrire supporto clinico e pratico. Le attività spaziano da passeggiate guidate a lavoro manuale sul legno, corsi di fotografia e falò controllati.

La spesa stimata è contenuta: secondo la commissione si aggira attorno alle 50 sterline per paziente al giorno, con una soddisfazione riportata di circa il 70% di soddisfazione tra i partecipanti. Hugh McNish, coordinatore del programma, sottolinea che il modello è facilmente esportabile e che i benefici possono estendersi a persone con demenza senile, obesità o in percorsi di disintossicazione. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la maggiore resilienza emotiva acquisita da chi frequenta costantemente questi corsi: l’effetto persiste oltre la singola sessione.

In Italia esistono iniziative di ricerca e progetti pilota, come alcune collaborazioni tra CNR e CAI o consorzi che coinvolgono enti pubblici, privati e università. Le esperienze italiane stanno adattando protocolli stranieri alle specificità del paesaggio e alla normativa locale, con particolare attenzione alla formazione delle guide e alla sicurezza. Per molti territori montani o boschivi questo rappresenta un’opportunità concreta per integrare salute pubblica e valorizzazione ambientale.

Un dettaglio operativo che i tecnici del settore raccomandano è la valutazione preliminare del paziente: non tutte le persone hanno uguale capacità di partecipazione, e il lavoro in natura richiede adattamenti individuali. Alla fine, il risultato tangibile non è solo il miglioramento di alcuni indicatori clinici, ma anche la rinnovata familiarità con un ambiente che può diventare risorsa quotidiana per la salute mentale.