Perdita dell’olfatto prima dei 65 anni? Attenzione: potrebbe essere il segnale dell’Alzheimer precoce

Perdita dell’olfatto prima dei 65 anni? Attenzione: potrebbe essere il segnale dell’Alzheimer precoce

Lorenzo Fogli

Novembre 29, 2025

Una donna che non riconosce più il profumo del caffè al mattino, un uomo che smette di notare gli odori in cucina: sono piccoli segnali che spesso restano senza risposta. Quando la persona ha meno di 65 anni, la perdita dell’olfatto può non essere un semplice fastidio, ma un indizio precoce di qualcosa di più serio. Parliamo dell’Alzheimer precoce, una forma di demenza che aggredisce funzioni cognitive, comportamentali e sociali molto prima dell’età che comunemente si associa alla malattia.

Perdita dell’olfatto: un primo segnale spesso ignorato

Negli ultimi anni la ricerca ha messo in luce una relazione tra il senso dell’olfatto e le malattie neurodegenerative. In molti casi la riduzione della capacità di percepire odori — l’anosmia o l’ipo-olfatto — può presentarsi anni prima che emergano i classici problemi di memoria a breve termine. Le cellule responsabili dell’olfatto sono collegate al sistema limbico, l’area del cervello che elabora emozioni e ricordi; quando queste aree cominciano a soffrire, la perdita degli odori è spesso uno dei primi segnali.

Diversi studi clinici e osservazioni in ambito neurologico suggeriscono che test olfattivi mirati potrebbero diventare strumenti utili per individuare persone a rischio. Non significa che ogni perdita dell’olfatto sia Alzheimer, ma può essere un campanello d’allarme che richiede ulteriori verifiche. Un dettaglio che molti sottovalutano: l’olfatto è un senso soggettivo e la sua alterazione viene spesso attribuita ad allergie o a infezioni respiratorie.

Per questo motivo, chi nota un calo persistente nella percezione degli odori dovrebbe parlarne con il medico di base. Nei centri specialistici si valuta la funzione olfattiva insieme a test cognitivi e a esami strumentali quando necessario. Alla luce delle evidenze, l’esame olfattivo può integrare la valutazione clinica, offrendo una prospettiva aggiuntiva nella sorveglianza della salute cerebrale.

Segnali collaterali e come si manifestano

La perdita dell’olfatto raramente compare isolata: spesso la accompagnano difficoltà pratiche nella vita quotidiana. Tra i segni che conviene osservare ci sono problemi nella pianificazione delle attività, errori nella gestione del tempo, e la sensazione di smarrimento in luoghi noti. Anche la capacità di trovare le parole può ridursi e il riconoscimento di volti familiari può diventare incerto. Questi cambiamenti sono variabili: non tutti i malati manifestano gli stessi sintomi.

In alcuni casi emergono anche alterazioni dell’umore, come ansia o depressione, e disturbi del sonno che peggiorano la qualità della vita. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che lo stress quotidiano viene spesso confuso con i primi segni della malattia, ritardando la diagnosi. Per questo è importante osservare la persistenza e la progressione dei sintomi nel tempo.

Perdita dell’olfatto prima dei 65 anni? Attenzione: potrebbe essere il segnale dell’Alzheimer precoce
Un uomo giace pensieroso: la perdita dell’olfatto può essere un campanello d’allarme per l’Alzheimer precoce. – uchimura.it

Riconoscere questi segnali e discuterne con specialisti permette di distinguere tra problemi transitori e segnali di una malattia neurodegenerativa. L’osservazione da parte dei familiari e la documentazione di episodi ripetuti aiutano il clinico a costruire un quadro più preciso. In molte regioni italiane i servizi sanitari offrono percorsi integrati per la valutazione cognitiva, utili soprattutto nei casi di Alzheimer precoce.

Cosa fare: visite, test e supporto pratico

Il primo passo è consultare il medico di base che, in presenza di segnali sospetti, indirizzerà verso neurologia e otorinolaringoiatria. I specialisti valutano la funzione olfattiva, eseguono test cognitivi standardizzati e, se necessario, richiedono esami di imaging o altri approfondimenti. È un percorso che richiede tempo, ma la diagnosi tempestiva apre possibilità concrete di intervento e pianificazione.

Tra le strategie pratiche ci sono gli esercizi olfattivi — sessioni guidate di allenamento con odori diversi — che alcuni studi mostrano promettenti per mantenere attive le vie olfattive. Una dieta ricca di antiossidanti, attività fisica regolare e stimoli cognitivi possono sostenere la salute del cervello. Un fenomeno che in molti notano è l’importanza del supporto sociale: gruppi di sostegno e consulenze psicologiche aiutano sia il paziente sia chi si prende cura.

Infine, la diagnosi precoce permette di valutare l’accesso a studi clinici o a terapie farmacologiche volte a rallentare la progressione. Pianificare il futuro con medici e familiari consente scelte più ragionate sulle cure e sull’organizzazione quotidiana. Nella vita pratica, mettere insieme un piano di monitoraggio e un supporto concreto è spesso la differenza che cambia la qualità delle giornate per chi vive con l’Alzheimer precoce.